Anche il golfista ha un fuoco sacro dentro. Qualsiasi attività ludica è mossa da una passione iniziata più o meno per caso. La nostra mental coach Sonja Caramagno, nella puntata odierna di Il golf nella testa, focalizza la sua attenzione proprio su cosa scatta dentro di noi quando pensiamo al golf. Quella motivazione è il patrimonio personale di ogni singolo giocatore. Un patrimonio che gettiamo al vento ogni volta che, dopo un brutto colpo, pensiamo di smettere e non giocare più.
Sonja Caramagno con i Talents del “Marco Simone” di Roma.
Caro golfista, a qualsiasi livello tu giochi e in qualsiasi parte dell’Italia tu pratichi, sai di certo riconoscere quale sia stata la spinta che ti ha permesso di iniziare a prendere un ferro in mano. Quale è stata poi quella che ti ha permesso di affrontare prima qualche buca e quindi le “famigerate” 18 buche. Che tu abbia iniziato per gioco, per curiosità o semplicemente perché ti hanno invitato a provarlo per me non cambia. Io qua mi riferisco a quel fuoco che ti si accende dentro ogni volta che sollevi e curi la sacca, conti i ferri o indossi le tue scarpe nuove. Meglio: penso ancor di più a quando calchi un green o lasci andare un colpo lungo con un bel driver!
Quel fuoco è un tuo patrimonio intimo e personale, un patrimonio da curare, da alimentare e da salvaguardare, soprattutto. E’ la passione verso il golf, il tuo gioco.
Golf nella testa e quelle frasi che ti ronzano dentro
Spesso, caro golfista, sento che ti allontani da quel patrimonio. Lo fai quando pensi o dici: “E’ arrivato il momento di mollare! Non mi diverto più”. Ti ho sentito interrogarti: “Gioco ma non mi riconosco!”. E a seguire: “Oggi il mio swing non ha un senso!”, “Non sento più nulla”.
Ci hai mai pensato a cosa rinunci in quei momenti? Quale sia lo scotto che paghi ogni volta che fai questi pensieri? In ognuno di quei momenti tradisci la tua passione, abbandoni le leve interiori che ti han portato a scegliere il golf come il tuo sport Rinunci di fatto a tutto ciò che alimenta il tuo benessere interiore.
Quei momenti arrivano quando il focus della tua attenzione non è più verso il tuo gioco, verso il tuo movimento, verso ciò che il tuo corpo sa e prova piacere a fare. La tua attenzione in quei momenti è disgregata verso tutto ciò che gravita all’esterno da te. Verso l’aspettativa di fare un buon colpo, verso l’idea di poter eseguire il perfetto movimento dello swing, quando giochi per non tradire gli altri o non fare brutte figure. E’ li che tradisci te stesso.
Riprendi pertanto a concentrarti sul tuo respiro, un respiro diaframmatico e profondo, riporta la tua attenzione a tutto ciò che il tuo corpo sa e si diverte a fare, e lascialo libero di esprimersi. Pensa a fare solo il tuo. Riprova, riparti, gioca. Immagina di tornare bambino, quando giocavi e riuscivi a concentrarti verso un oggetto, un giocattolo presumibilmente, e ti divertivi a sperimentare rompere e aggiustare. Se ci rifletti, le uniche poste in gioco anche nel golf, messe a rischio sono proprio il tuo benessere e la tua soddisfazione interiore.
Golf nella testa… di Renato Paratore
Caro golfista, ti lascio citando una frase di Renato Paratore che ho preso da una domanda in questa intervista rilasciata a FederGolf e riportata su questo sito, in occasione del Rocco Forte Open giocato al Verdura Resort a Sciacca.
A questa precisa domanda “Dopo 54 buche in Sicilia eri terzo, anche se un po’ lontano dal leader. Pensieri fino a quando sei salito sul tee?”, il giovane azzurro risponde in modo naturale. “Nessuno in particolare. Ero tranquillo perché stavo giocando molto bene – dice -. Inoltre in una giornata ventosa occorre essere concentrati ancor di più del solito e liberare la mente da tutto. Non ho pensato agli altri, ma solo di andare in campo e dare il meglio”.