Ogni volta che presento ad amici o conoscenti la figura del coach e dico cosa è l’ICF (International Coach Federation),le domande che mi vengono poste sono tante, e per carità, anche a ragione, aggiungo. Ve ne riporto solo alcune: Quindi se ti racconto un problema che ho con il mio capo, tu puoi risolverlo? Allora mi puoi dire cosa posso fare in questa situazione? Tu che sei coach, ascolta questa cosa e dammi una mano! In due parole, al volo, dimmi come fai a risolvere i problemi.
Nella realtà dei fatti un coach non è un indovino, non ha la sfera di cristallo, non si sostituisce a nessuno, non interpreta nulla. Nel mio caso, vorrei tanto predire il futuro ma, ahimè, leggo solo il presente!
Ieri ho ricevuto un coachee – ossia il cliente del coach – che dopo essersi pesato mi ha intimato: “Fammi raggiungere il mio peso forma!”. E io: “Be’, Parliamone”. Saranno le mie domande infatti a guidare il coachee, saranno loro a fargli trovare la ricetta giusta per raggiungere il suo peso forma. A ciascuno la sua dieta.
Pertanto, cari amici, una volta e per tutte, il coach è una figura professionale di affiancamento in un percorso di crescita e maturazione dell’altro verso un obiettivo che sia specifico, realistico e misurabile. Aiutare il coachee nella messa a fuoco di questo obiettivo è già un buon punto di partenza che permette di definire il coaching come sorta di acceleratore di cui dotarsi per rendere ancora più veloce la realizzazione di determinati traguardi. Tutto il lavoro successivo prenderà le mosse da domande specifiche e pensate ad hoc per stimolare il coachee a guardare sempre oltre l’ostacolo, a spiccare finalmente il volo con le proprie risorse, e senza bisogno di nessun incantesimo!